Pigna, Corsica - 10 luglio 2009

Io sono Pietro Clemente, professore all’Università di Firenze, sono stato anche professore all’Università di Siena e all’Università di Roma e sono nato in Sardegna, quindi sono un po’ ... transfrontaliero. Io ho avuto l’onore di ricevere dall’Amministrazione provinciale di Grosseto l’incarico di coordinare il comitato scientifico. Questo progetto ha infatti per ogni territorio dei rappresentanti scientifici che dirigono la ricerca, che è alla base del progetto. La ricerca ha un obiettivo strategico che è quello che ci ha dato l’Unione Europea ... che è cambiare i rapporti tra i territori che sono coinvolti nella ricerca ... questi territori sono, diciamo così ... non caratterizzati da rapporti privilegiati tra loro ... Toscana, Sardegna, Corsica ... sono territori che hanno avuto rapporti di scambio storici ... oggi non hanno dei rapporti privilegiati ... uno dei nostri compiti è rendere più forti i rapporti tra questi territori.

Fin da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, per posta elettronica e poi con il primo incontro in provincia di Grosseto, abbiamo visto che il nostro punto di incontro è il Mar Mediterraneo che è quello che ci ha uniti nella storia. Il Mar mediterraneo centro-occidentale, il Mar Tirreno, è stato un luogo di scambi che ha fatto si che già nella documentazione preistorica, in particolare poi lungo il Medioevo, queste terre si sono incontrate ... e poi in età moderna e contemporanea, sempre il mare ha portato carbonai, boscaioli, pastori, contadini, e quindi c’è stata anche un’emigrazione di gente comune che ha caratterizzato questi territori. Nella letteratura, ad esempio, sarda, Dessì, uno dei grandi narratori sardi, racconta dei boscaioli toscani che vanno in Sardegna a tagliare i boschi; uno dei cantanti toscani, italiani, uno degli chansonier più famosi ... toscani, italiani ... Guccini ... Francesco Guccini ha scritto in una sua autobiografia che i suoi parenti della montagna toscana emigravano in Corsica sempre per fare i carbonai e i boscaioli, quindi sono terre di comunicazione, lungo la storia, attraverso il mare.

Quindi per noi il mare è stato da subito un mare di incontro e di ospitalità, un mare di incontro e di accoglienza, e intorno a questo mare, noi abbiamo immaginato di poter fare una nuova “geografia della cultura”; che le carte geografiche abbiano al centro le relazioni tra la Toscana, la Sardegna e la Corsica e possiamo inventare una nuova regione del Mediterraneo. Magari lo circoscriviamo, facciamo diventare il Mediterraneo un lago. Ecco, per dare un’idea di ... uno sforzo di cambiamento di rapporti. D’altra parte l’Europa ci chiede di intensificare le relazioni e di produrre sviluppo, quindi noi come facciamo a produrre sviluppo? Lo facciamo valorizzando le culture locali.

Sviluppo locale per noi significa sviluppo locale nello scambio tra queste tre aree e quindi significa fare circolare le culture locali. Noi come antropologi siamo convinti che le culture non sono mai state ferme in un posto, sono sempre cambiate. E infatti guardando a queste tre aree noi vediamo somiglianze e differenze, che hanno radici storiche comuni, che hanno, diciamo, differenze anche, come dire, nelle caratteristiche morfologiche differenti di queste tre regioni.  E quindi scambi significa anche dare un contributo a un nuovo tipo di turismo che sia legato alla comprensione delle culture popolari locali, ai loro scambi e al loro dinamismo. Il turismo non è un nemico per chi fa la ricerca sul patrimonio culturale, dobbiamo noi offrire al turista una capacità di leggere le culture locali nella loro ricchezza e nel loro dinamismo.

Abbiamo l’obiettivo di continuare a lavorare insieme, a scambiarci cultura, anche quando il finanziamento dell’Europa sarà finito, questo è il nostro obiettivo, di lasciare nel tempo questi scambi. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo studiare e valorizzare il patrimonio culturale immateriale; ecco questo nuovo concetto, questa nuova categoria che è stata stabilita dal linguaggio dell’Unesco ... e che è entrata con la Convenzione Unesco in tutti i paesi europei ... è il terreno della nostra ricerca.

Quindi la nostra ricerca sarà finalizzata a un censimento di tutte le realtà della cultura popolare in queste tre regioni, dei rapporti di scambio che esistono tra queste tre realtà, a un’interpretazione dell’attività culturale in queste regioni che ci permetta anche di favorire processi di crescita locale, di rafforzamento di queste culture, e spesso già l’attenzione dei ricercatori favorisce il potenziamento delle culture locali che sono spesso in difficoltà, perché non hanno finanziamenti, hanno degli stili locali; i portatori di queste culture non sono dei professionisti, e quindi nello spirito della Convenzione Unesco, dobbiamo cercare di potenziare le culture locali attraverso la nostra ricerca.

Il secondo livello al quale dobbiamo lavorare è la trasmissione delle conoscenze delle forme culturali alle nuove generazioni, questo è nell’obiettivo dell’Unesco, ed è nell’obiettivo del programma transfrontaliero. Uno dei modi che noi abbiamo per trasmettere le competenze alle nuove generazioni, è quello di innovare le forme di spettacolo, facendo conoscere il più possibile queste forme di spettacolo, coinvolgendo le nuove generazioni. Uno dei modi è di sperimentare delle forme di concerto e al tempo stesso di seminario, presentazione didattica, in modo da creare un nuovo pubblico consapevole tra i giovani del valore di queste forme culturali.

Il terzo livello di lavoro è quello di creare un archivio comune dei documenti della cultura popolare, un archivio che possa essere accessibile da tutte le regioni e quindi che possa essere anche un sito web on-line dove uno può trovare ciò che cerca. Abbiamo previsto che questo sito sarà gestito dall’ISRE della Sardegna, di Nuoro ... e noi questo sito lo vediamo, appunto, come un bacino di conoscenze, come un punto di scambio, un punto di interpretazioni e anche come un’eredità che viene lasciata a quelli che vorranno lavorare in questo settore.

Quali sono le forme di cultura popolare di cui ci occuperemo? Prevalentemente l’improvvisazione poetica che è una delle forme di cultura popolare che sono comuni alla Toscana, alla Sardegna e alla Corsica. L’improvvisazione poetica è presente, e lo spettacolo che vedrete stasera lo conferma, anche nelle Isole Baleari è presente, in Spagna, è presente nell’Italia del Lazio e dell’Abruzzo, quindi è proprio una formazione, diciamo così ... mediterranea molto forte, questa dell’improvvisazione poetica, e, uno dei nostri sogni è che intorno all’improvvisazione poetica si posa fare una raccomandazione Unesco, oppure il riconoscimento Unesco di un bene particolare della cultura immateriale. Altre forme su cui lavoreremo: i canti di questua che si fanno nel calendario annuale, in particolare quelli per la primavera, e un’altra delle forme su cui lavoreremo è una sorta di teatro cantato che è fortemente presente ancora nella Toscana del Nord, nelle province di Pisa e di Lucca, si chiama il Teatro del Maggio, il Maggio drammatico, che è legato al fatto che la cultura popolare della Toscana, ma anche quella della Sardegna e della Corsica, ha un forte rapporto con la tradizione epica che va da Omero a Virgilio, ma poi particolarmente Dante, Torquato Tasso e Ludovico Ariosto ... e che la riorganizzano, la rielaborano in una forma di teatro assolutamente originale, che infatti è stato anche oggetto di studio da parte di registi del teatro contemporaneo, ecco ... abbiamo pensato di lavorare su queste forme di cultura popolare e a queste forme ... avere un momento di ricerca, un momento di trasmissione spettacolare, e un momento di archiviazione.

Oggi in questa giornata, come nella giornata precedente a Gavorrano [30 maggio 2009], funzionari delle amministrazioni interessate, studiosi, hanno lavorato insieme, hanno discusso su che cosa fare, e poi alla fine della giornata poeti, performer, di tutte le province, di tutti i territori, faranno degli spettacoli, e in questi spettacoli ci saranno delle presentazioni che cercano di spiegare come questi spettacoli funzionano, in modo da facilitare la loro comprensione. È quindi uno stile, diciamo così, impegnato nel valorizzare piccole culture che però hanno una storia importante, e mi sembra di buon auspicio un incontro a Pigna, in un paese piccolo, piccolissimo, che però è stato capace di mantenere, la magia della sua storia, che è stato capace di evitare che la musica fosse legata a uno stile moderno, al senso dello spettacolo di massa, ma ha saputo mantenere la qualità degli stili tradizionali e al tempo stesso aprirsi al mondo e noi, credo, riusciremo bene se saremo capaci di imitare lo stile di Pigna su un piano transfrontaliero e mediterraneo.